[vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_single_image image=”713″ img_size=”full” alignment=”center” qode_css_animation=””][vc_empty_space][vc_column_text]<\/p>\n
Da secoli il cibo \u00e8 visto non solo come elemento nutrizionale, ma anche culturale e sociale. Basti pensare al ruolo ricoperto dal cibo tra gli antichi romani. Negli ultimi tempi per\u00f2, si \u00e8 acquisita una maggiore consapevolezza a riguardo. Si pu\u00f2 affermare allora, che Bassano con il suo asparago bianco non faccia eccezione e che in generale anche l\u2019asparago ricopre un importante ruolo culturale. Non di rado gli asparagi nell’arte diventano protagonisti protagonisti, ribadendo questo loro doppio ruolo.<\/p>\n
[\/vc_column_text][vc_empty_space][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column width=”1\/2″][vc_column_text]<\/p>\n
La pittura \u00e8 la forma artistica pi\u00f9 facilmente associabile (per il legame tra vista e gusto) alla cucina e, sebbene la massima gloria pittorica bassanese, Jacopo Dal Ponte, non sembra averci lasciato tracce di asparagi nei propri dipinti (ma continueremo la ricerca), li possiamo trovare ritratti nelle stampe dei Remondini e nelle ceramiche Antonibon. Guardando al Veneto poi, almeno un grande pittore, Giovanni Battista Piazzetta<\/a>, sappiamo aver ritratto gli asparagi, tra l\u2019altro in modo piuttosto inusuale. Il pittore veneziano infatti, ha immaginato per una sua Cena di Emmaus<\/em> (1715 ca., The Cleveland Museum of Art), che il piatto principale fosse stato a base del delizioso asparago bianco. Forse il Piazzetta amava particolarmente gli asparagi nel classico abbinamento asparagi e uova, conditi con sale, pepe e olio, ma di certo all\u2019epoca questo alimento ricopriva un ruolo importante.[\/vc_column_text][vc_empty_space][vc_column_text]<\/p>\n Uscendo giusto un poco dai confini regionali incontriamo il dipinto Ragazzo con fascio di asparagi<\/em>, attribuito a Giacomo Francesco detto Todeschini<\/a> (1710 ca., Montichiari, Museo Lechi). Esso mostra un giovane sorridente (immagine in basso a destra), con indumenti poveri, colto mentre indica un mazzo di grandi asparagi coltivati. Oltre alla qualit\u00e0 dell\u2019opera in s\u00e9, qui ci interessa ricordare che il Todeschini caricava le proprie nature morte di specifici messaggi simbolici.<\/p>\n Nel XVIII sec. la tipologia di asparago consumata dal popolo era quella selvatica. Questo ragazzo di chiare umili origini per\u00f2, ci mostra una variet\u00e0 riservata alle classi pi\u00f9 ambiente e vuole forse rimarcare proprio questo aspetto. Oppure, pi\u00f9 semplicemente, trattandosi appunto di un alimento pregiato e legato alla primavera, vuole farci un augurio di abbondanza, senza che ci\u00f2 chiuda le possibilit\u00e0 di altre interpretazioni.[\/vc_column_text][\/vc_column][vc_column width=”1\/2″][vc_empty_space height=”12px”][vc_gallery interval=”3″ images=”714,879″ img_size=”large” css=”.vc_custom_1619107679063{margin-bottom: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;}”][vc_column_text css=”.vc_custom_1619107871091{margin-top: 0px !important;padding-top: 0px !important;}”]<\/p>\n Con il terzo esempio varchiamo i confini nazionali e giungiamo in Francia. Qui un altro celebre pittore ha dato all\u2019asparago una sorprendente rilevanza in due suoi dipinti. Parliamo di Edouard Manet<\/a>, che alla richiesta del direttore del Gazette des Beau Arts, nonch\u00e9 collezionista, Charles Ephrussi, di dipingergli una natura morta, scelse come soggetto proprio un Mazzo di asparagi<\/em> (1880). Non sappiamo il motivo reale, ma di certo \u00e8 una prova ulteriore del ruolo svolto dagli asparagi a livello culturale.<\/p>\n Ad ogni modo Ephrussi fu talmente entusiasta dell\u2019opera, da pagarla 1000 franchi anzich\u00e9 800 come richiesto da Manet. Quest\u2019ultimo allora, rispondendo in un biglietto che \u00abne mancava uno al vostro mazzo\u00bb, in segno di riconoscenza gli don\u00f2 un secondo dipinto, raffigurante un unico asparago adagiato sul medesimo tavolo del primo dipinto.[\/vc_column_text][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_empty_space][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column width=”2\/3″][vc_column_text]<\/p>\n Volendo volgere lo sguardo al nostro territorio, le prime fonti attestate sull\u2019asparago di Bassano sono del 1500. Sebbene una leggenda parli di come Sant\u2019Antonio da Padova (1195 – 1231) avrebbe sparso le sementi del prelibato ortaggio proveniente dal continente africano tra Ros\u00e0 e Bassano, riuscendo con la sua bont\u00e0 persino a far riconciliazione Ezzellino II da Romano detto \u201cIl Monaco\u201d con Padova, il primo documento \u00e8 del 1534. Quest\u2019ultimo riguarda l\u2019ispezione a Bassano di un certo Ettore Loredan. Inviato come ispettore dalla Serenissima, il Loredan venne preso per la gola dai locali, che tra le prelibatezze gli offrirono proprio i \u201csparasi mazi\u201d<\/a>.<\/p>\n Nei secoli avvenire molte altre figure soggiornarono a Bassano e poterono gustarne gli asparagi bianchi, che un po\u2019 per il fiume Brenta, e la posizione protetta dalle montagne, rimangono unici per gusto e caratteristiche.<\/p>\n Riprendendo brevemente il dipinto di Manet, va ricordato che anche i nostri cugini francesi iniziarono nel XVI a coltivare l\u2019asparago, amatissimo da Luigi XIV. Il Re Sole fece persino erigere \u00aba Versailles un obelisco in onore del giardiniere che riusc\u00ec a coltivarli tutto l\u2019anno\u00bb. Senza dimenticare che pure Napoleone III si dice ne fosse ghiotto, ritenendoli indispensabili nelle \u201ccene intime\u201d, tanto da rinviare le stesse nel caso non fossero disponibili.[\/vc_column_text][\/vc_column][vc_column width=”1\/3″][vc_empty_space][vc_single_image image=”707″ img_size=”full” alignment=”center” qode_css_animation=””][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column][vc_empty_space][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column width=”1\/4″][vc_empty_space][vc_single_image image=”715″ img_size=”full” alignment=”center” qode_css_animation=””][vc_column_text]Adriaen Coorte, Mazzo di asparagi, 1697.<\/em>[\/vc_column_text][vc_empty_space][\/vc_column][vc_column width=”3\/4″][vc_column_text]<\/p>\n L\u2019asparago \u00e8 conosciuto fin dall\u2019antichit\u00e0<\/a> e la sua origine, come accennato<\/a>, sarebbe da ricercare in Mesopotamia. Secondo alcuni egittologi ricordiamo poi, che l\u2019asparago (asparagus officinalis) sarebbe stato coltivato per primo dagli antichi egiziani. La questione sul disegno rinvenuto nella piramide n. 17 di Saqqarah (V dinastia 3566 – 3333 a.C.) rimane per\u00f2 aperta, come quella sull\u2019origine stessa del nome: greca (asparag\u00f2s) o indiana?<\/p>\n Di certo furono per primi i romani a dare all\u2019asparago grande notoriet\u00e0, grazie ad autori come Marco Porcio Catone (234 – 149 a.C.), Lucio Giunio Moderato Columella (4 – 70 d.C.) e Marco Gavio Apicio (25 a.C. \u2013 37 d. C.). Il primo rimarr\u00e0 per secoli guida imprescindibile nella coltivazione dell\u2019ortaggio, con il suo Liber de agri coltura<\/em> (attorno al 160 a.C ). Columella poi, nel De re rustica<\/em> approfondir\u00e0 ulteriormente la materia offrendo consigli specifici. Apicio, infine, fu il pi\u00f9 noto gastronomo dei suoi tempi e ci ha lasciato due ricette di torte a base di asparagi.<\/p>\n Infine, una curiosit\u00e0 sulla locuzione \u201cDe gustibus non disputandum est\u201d. Secondo Plutarco<\/a>\u00a0fu Giulio Cesare a coniarla davanti ai propri ufficiali, durante una cena in casa del notabile Valerio Leone. Quest’ultimo tra le pietanze serv\u00ec degli asparagi appena colti e cotti velocemente e conditi con burro fuso. Ai generali pare non piacque molto la pietanza, essendo avvezzi all\u2019olio e ritenendo il burro cosa da barbari. Giulio Cesare per\u00f2, per uscire dalla \u201cdelicata\u201d questione rimise tutti d\u2019accordo con la celebre frase rimasta ancora oggi di uso comune.<\/p>\n Gli asparagi nell’arte e nella cultura hanno rappresentato un elemento importante. Chiss\u00e0 quante altre storie nasceranno da un semplice mazzo di asparagi![\/vc_column_text][\/vc_column][\/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”grid” angled_section=”no” text_align=”center” background_image_as_pattern=”without_pattern” z_index=”” padding_bottom=”80″][vc_column][vc_empty_space height=”40px”][vc_column_text]<\/p>\n Prova i nostri asparagi bianchi, con una delle tante ricette<\/a> <\/strong>che trovi nel nostro sito Asparago Bassano.<\/p>\nIl significato degli asparagi nella pittura lombarda del XVIII sec.<\/h4>\n
Gli asparagi nell’arte francese<\/h4>\n
Gli \u201csparazi de Basan\u201d e l’et\u00e0 moderna<\/h3>\n
Etimologia del termine asparago e curiosit\u00e0 storiche<\/h3>\n