Asparagi DOP IGP e PAT

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Anche quando si cercano asparagi d’eccellenza ci si può imbattere nelle sigle D.O.P, I.G.P e, forse meno conosciuta, P.A.T. Ciascuna sigla ci informa sulle caratteristiche del prodotto, che deve rispettare dei precisi standard. Nel caso degli asparagi questi possono essere la lunghezza, il diametro, il colore. Quali sono allora le differenze, per esempio, tra un Asparago Bianco di Bassano D.O.P e altre varietà coltivate, per esempio, sempre in Veneto? Vediamo in breve come scegliere i nostri asparagi DOP, IGP e PAT.

Asparagi DOP IGP e PAT

Denominazione di Origine Protetta

La sigla DOP definisce «un prodotto originario di una regione e di un paese le cui qualità e caratteristiche siano essenzialmente, o esclusivamente, dovute all’ambiente geografico in cui viene prodotto». La definizione di “ambiente geografico” si riferisce sia a fattori naturali, come per esempio il clima, sia a «fattori umani (tecniche di produzione tramandate nel tempo e artigianalità)». La presenza contemporanea di tali fattori consente dunque, di «ottenere un prodotto inimitabile al di fuori della zona produttiva». In altre parole produzione, trasformazione ed elaborazione del prodotto devono avvenire nell’area indicata. Il bollino è di colore giallo – rosso, con la scritta “Denominazione d’Origine Protetta”.

Indicazione Geografica Protetta

Per ottenere la sigla IGP invece, «è sufficiente che una sola tra le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione avvenga nell’area geografica delimitata». Ciò significa che un prodotto e in particolare un asparago con sigla IGP può essere, per esempio, «preparato in una determinata area geografica, ma con una materia prima che ha una diversa origine».  Il bollino è di colore giallo – blu con scritto “Indicazione geografica Protetta”

Prodotti Agroalimentari Tradizionali

Quando si parla di PAT infine, bisogna considerare «la rinomanza e la tradizionalità del metodo di produzione». Il primo Elenco nazionale è stato istituito nel 2000 dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Da allora l’elenco dei PAT viene aggiornato annualmente, con i prodotti che superano «l’istruttoria condotta dal Ministero e dalla Regione di competenza».

Rispetto ai primi due casi, «l’approvazione dell’elenco non rappresenta un vero e proprio riconoscimento o tutela giuridica per i produttori». La denominazione PAT è, quindi, più che altro un importante «strumento informativo per il consumatore» e di promozione.

Asparagi DOP IGP e PAT

L’inclusione tra i prodotti agroalimentari tradizionale spesso è solo il primo passo, dopo il quale, se il prodotto diventa un’eccellenza da tutelare maggiormente a livello giuridico e internazionale, richiedere la registrazione come DOP o IGP.

L’Italia vanta diversi marchi di asparagi DOP, IGP e PAT, specie in Veneto, con gli asparagi di Badoere, Cimadolmo e Bassano del Grappa. Molti sono i territori che stanno puntando ad avere un riconoscimento ufficiale per i propri prodotti, spesso frutto di una storia plurisecolare e di tradizioni agricole rimaste pressoché invariate.

Denominazione di Origine Comunale

Questa sigla è concessa dalle amministrazioni comunali a prodotti locali cui la comunità è particolarmente legata. Istituita con una legge del 1990, essa non si sovrappone alle denominazioni vigenti e non usufruisce di alcuna tutela giuridica, non essendo un marchio di qualità. La De.Co infatti, ha valore esclusivamente in termini di «valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali» all’interno di un ristretto territorio.

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