Gli asparagi in Italia

Asparagi bianchi, dettaglio delle punte.

In questa sezione vogliamo scattare una sorta di fotografia generale sulla coltivazione degli asparagi in Italia, con alcune informazioni su terreni a coltivazione ed export. Solo conoscendo il prodotto nel complesso, infatti, crediamo si possa meglio apprezzare la specificità stessa degli Asparagi Bianchi di Bassano D.O.P.

La produzione di asparagi in Italia

Gli asparagi in Italia contano su circa 9.500 ettari di terreni a coltivazione, mantenendoci saldamente al terzo posto in Europa, dietro a Germania (23-28mila ettari) e Spagna (13-15mila). Il nostro paese si pone, quindi, davanti alla Francia, che negli anni recenti, a causa anche di alcuni eventi naturali, ha visto una forte crisi, ma che vanta una lunga e importante tradizione.

Un dato da considerare è che ben 6 mila ettari di coltivazioni di asparago verde sono concentrati in Puglia (sopra il 50% sul totale). Il Veneto, invece, conta 1.700 ettari (16% sul totale), di cui il 70% dedicati all’asparago bianco. Poi ci sono: «la Campania (10% della superficie per asparago verde prevalentemente in serra), l’Emilia-Romagna (7% della superficie per il verde in pieno campo). Infine troviamo Lazio e Toscana, impegnate nella produzione dell’asparago verde con il 9% della superficie nazionale dedicata».

Tenendo conto che il terreno disponibile per la coltivazione degli asparagi potrebbe arrivare a «13-14mila ettari, oltre i quali avremmo bisogno di aprire nuovi sbocchi commerciali esteri – afferma Luciano Trentini, consulente e grande conoscitore del settore – » si intuisce il grande lavoro svolto in una regione come il Veneto e le potenzialità di altri territori.

Dati sulla produzione di asparagi in Italia nel 2018.
Fonte immagine: Freshpointmagazine.it

Un caso interessante: gli asparagi “precoci” a Canino, Viterbo

La campagna di raccolta degli asparagi in Italia può avvenire con tempistiche molto diverse tra le regioni. In alcune aree essa inizia molto precocemente, per mezzo di particolari modalità di coltivazione con impianti riscaldati. Un esempio è la zona termale di Canino (Viterbo), dove la raccolta va da fine gennaio/primi di febbraio a metà giugno. Proprio grazie agli impianti riscaldati e al maggior tempo a disposizione, la produzione arriva così a superare i 10.000 quintali/anno.

La cosa interessante di questo territorio, che vede la presenza della cooperativa Copa Canino (15 ettari a coltura), è il confronto tra prodotto destinato al consumo interno e quello destinato all’export. Il secondo, pur rimanendo minore rispetto al primo come nel resto di Italia, arriva a coprire circa il 30% (13 paesi europei, Gran Bretagna e Dubai).

Proprio la Copa Canino sta lavorando per presentare al Mipaaf la documentazione richiesta, al fine di far ottenere il marchio Igp agli Asparagi verdi di Canino. Il territorio inoltre, vanta una forte propensione turistica, dimostrando ancora una volta come enogastronomia e cultura possano sostenersi a vicenda.

Gli asparagi in Italia, Trend dell'Export anni 2000-2017
Fonte immagine: Freshpointmagazine.it

L’esportazione di asparagi italiani

Passando alle esportazioni, queste dal 2009 al 2017  sono passate da 1.000 a ben 8.000 tonnellate. In controtendenza il 2018, annata resa complicata dall’eccessiva offerta sul mercato dei primi quattro paesi europei. A riguardo è curioso notare che il primo paese verso cui esportiamo è proprio la Germania. Dopo seguono Austria, Svizzera (si pensi agli asparagi del varesotto), Svezia e Francia.

Nell’anno pre-covid l’Italia ha prodotto 46.419 tonnellate di asparagi. La crescita è stata del «+6% rispetto al 2010 per superfici coltivate e +7% per quantità raccolte». Facendo un confronto diretto con Germania e Spagna, la prima arriva a produrre oltre le 130.000 tonnellate, mentre la Spagna supera le 60.000 tonnellate.

Nel complesso il sud Italia rimane indietro in termini di valorizzazione, pur con un’ottima produzione di asparagi. Qualche cosa comunque si sta muovendo, come dimostra il Consorzio Asparago Sovrano Verde, ma c’è ancora molto margine di crescita.

Considerazioni finali sugli asparagi italiani

I paesi europei oggi soffrono i minori costi di manodopera di Cina e Perù, oltre alla disponibilità di superficie coltivabile per l’asparago. Specie se si pensa all’Italia e a regioni come la Liguria. Perciò bisogna puntare su valorizzazione e competitività, con attenzione alle più moderne tecniche di coltivazione.

L’esperto di settore Christian Befve, per esempio, consiglia di aumentare la «distanza tra i filari», per «garantire una migliore aerazione, favorire l’esposizione al sole e l’efficacia dei trattamenti», oltre alla riduzione di possibili ristagni idrici. Inoltre, Befve aggiunge «di utilizzare macchine vangatrici per portare le radici più in profondità, macchinari per concentrare la materia organica, sistemi per controllare i volumi e la frequenza delle irrigazioni e per gestire la pacciamatura in base alla temperatura del suolo». Negli ultimi anni in questo modo si è arrivati a lavorare il terreno fino a 50-60cm di profondità, con impianti distanti almeno 2m.

Grazie alle moderne trapiantatrici meccaniche, con «quattro persone sulla macchina» e un trattorista si «possono mettere a dimora dalle 25mila alle 35mila ‘zampe’ in 8 ore di lavoro». Il risparmio economico arriverebbe così a «circa il 25-30% rispetto alla messa a dimora tradizionale».

Confronto fra quattro termini di ricerca inerenti gli asparagi in Italia, con incidenza del fattore “stagionalità”.

Punta di asparago bianco, dett. Campi di coltivazione asparagi bianchi

Tra modernizzazione e tutela delle tradizioni

La meccanizzazione però, come spiegato dal già citato Luciano Trentini, può trasformarsi in un’arma a doppio taglio per un paese come l’Italia. Si rischia in effetti, di snaturare il prodotto, svalutandone lo stesso valore economico. Un obiettivo sarà perciò, quello di acquisire maggiore competitività rispetto gli stessi paesi europei, senza perdere in termini di identità e qualità degli asparagi nostrani. Il tutto in un delicato equilibrio dove giocano molti fattori: climatici, tecnologici ed economici.

In definitiva «coltivare asparago oggi per i produttori agricoli è una valida e redditizia alternativa alle colture più tradizionali». Cinque gli aspetti su puntare: «un’elevata PLV (Produttività Lorda Vendibile) ad ettaro, alte rese unitarie, prezzi abbastanza remunerativi, consumi in crescita soprattutto sul prodotto verde (e l’Italia è leader), forte legame con il territorio che ne accresce il valore aggiunto».

Non ci resta allora che consigliarvi di scoprire gli Asparagi Bianchi di Bassano D.O.P. e di provarli in una delle tante ricette che potete trovare nel nostro sito.